Riscontri a sostegno
cosa dicono di noi...
Giuseppe Miotti
Guida Alpina, Scrittore
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Non sono un economista o un impresario, figure che sicuramente hanno elementi molto più solidi dei miei per sostenere l’iniziativa di questo Comitato. Le mie scelte di vita sono state piuttosto inconsuete soprattutto pensando agli anni in cui le feci: laureatomi in Scienze Agrarie non pensai ad impiegarmi in quel campo, ma decisi di diventare guida alpina con l’idea - forse ingenua - di far conoscere a tanti le montagne di Valtellina e Valchiavenna. Rendendomi quasi subito conto che il solo lavoro di guida non mi avrebbe dato di che vivere - magari volendo anche metter su famiglia - trovai immediatamente la soluzione al problema estendendo la mia professionalità al campo editoriale. Amando profondamente le “mie” montagne mi riuscì facile accompagnare clienti reali sulle cime e farmene molti di più virtualmente, attraverso la redazione di guide, articoli, libri fotografici, conferenze. Vita non sempre facile, ma era quella che avevo e ho scelto. Agli inizi degli anni 80, grazie alla particolare sensibilità dell’allora direttore della PopSo, Piero Melazzini e di funzionari come Walter Togno, Giorgio Picceni, Luciano Giacomelli, iniziai qualche timida collaborazione con il prestigioso Notiziario della banca, che dedicava ampio spazio alla valorizzazione del territorio in ogni suo aspetto. Poco dopo, assieme all’amico Alessandro Gogna, proposi un volume dedicato ad alcune fra le più belle passeggiate fattibili fra queste montagne; ne nacque “A piedi in Valtellina” pubblicato in coedizione con De Agostini. Fu un successo di livello nazionale e forse uno dei primi - se non il primo - volume dedicato ad un’attività oggi di massa, ma allora ancora agli esordi fra il grande pubblico. L’opera si differenziava fra quelle in libreria per il suo grande formato e un corredo iconografico di qualità che arricchiva testi in cui alla semplice descrizione del percorso si univano notazioni di carattere storico, culturale, naturalistico. In seguito la mia collaborazione con la banca si è mantenuta costante e con l’avvento dell’Internet ha avuto un nuovo impulso. Su richiesta di Giorgio Picceni iniziai a pubblicare ogni mese sul sito istituzionale una gita facile e una gita più impegnativa inserendole nella rubrica Trekking, sorta di A piedi in Valtellina digitale. Un lavoro che è proseguito per quasi un ventennio con la pubblicazione di circa 400 itinerari. Ma non sono stato solo io a giovarsi della grande attenzione della Popolare verso storia, cultura e ambiente della provincia, negli anni moltissimi fotografi e autori hanno dato il meglio alimentando, e ancor oggi incrementando, un patrimonio unico di promozione territoriale a tutti i livelli.
Contemporaneamente, per affari più concreti ho sempre trovato fra i funzionari la massima assistenza e competenza: un rapporto amichevole e premuroso che mi è stato di aiuto in diverse occasioni. Del resto la mia famiglia è sempre rimasta legata alla Popolare Sondrio, forse per quel senso di solidità, sobrietà e familiarità che dirigenza, personale, e persino la struttura architettonica della sede, trasmettevano. Fra le scelte dissennate del governo Renzi, oltre alla legge aborto sull’abolizione delle provincie, dobbiamo inserire anche l’obbligo per le piccole banche di trasformarsi in spa. Come ripeto non sono un esperto e vado ad intuito percependo però chiaramente come un simile obbligo allontanerebbe la banca, che ne è anche importante presidio, dagli interessi di un territorio da sempre dimenticato, periferia di un impero cui al più interessa per la notevole produzione energetica derivata dallo sfruttamento delle acque. Se mai non si potesse trovare alternativa vedo il già liso tessuto sociale della provincia lacerarsi con ulteriore perdita di quel minimo di peso che si ha nei confronti della Nazione, ma vedremo.
Intanto trovo naturale per uno come me schierarsi con questo Comitato e invito tutti coloro che possono a farlo. Giuseppe Miotti
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Nicola Scherini
Bancario - Carate Brianza
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Ho avuto il piacere di partecipare all'incontro di sabato, apprezzando tutti gli interventi, ma in particolare il contributo del Dr. Zane, che ha sottolineato il parallelismo tra banche popolari e banche di credito cooperativo. Devo però cogliere il clamoroso disinteresse delle associazioni di categoria, che, fatta salva Confartigianato, non sembra abbiano compreso l'importanza dell'argomento: agricoltori, industriali e commercianti devono sin da subito "salire a bordo", per aumentare la platea degli aderenti. Occorre far capire loro che, se la trasformazione avverrà senza nessuna attenzione per il territorio, l'accesso al credito da parte delle PMI e delle microimprese potrebbe diventare molto difficoltoso. Grazie per l' attenzione. Nicola Scherini
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Marco Vitale
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Caro Zane, il commento del Presidente Paolo Savona era un commento strettamente personale a me diretto e quindi va tolto dal nostro sito e non deve essere oggetto di altre pubblicazioni. Marco Vitale
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Antonio Padoa Schioppa
Giurista, Professore Emerito Università Di Milano - Milano
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Caro Marco,
ho ricevuto e il dossier sulla Banca Popolare di Sondrio e te ne ringrazio.
Io non sono certo un esperto di banche e cerco di non superare i limiti delle mie conoscenze, fedele all'aurea massima di Giacomo Leopardi: "il più certo modo di celare agli altri i confini del proprio sapere è di non passarli mai" (Zibaldone 4482).
Tuttavia, debbo dire che da utente ho constatato più volte che il passaggio di una piccola Banca assorbita da una grande Banca non arreca al normale depositante un vantaggio. Non so se le Popolari abbiano profili distintivi rispetto alle altre piccole banche private. Ma sono convinto che il contatto sul terreno, la conoscenza diretta del territorio e delle persone che vi operano sia un elemento essenziale e sano per valutare con oculatezza le scelte relative alla concessione dei fidi. Cioè una funzione essenziale della banca, oggi al quanto trascurata. E quindi l'azione di difesa che tu hai intrapreso con altri mi convince.
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Roberto Saccone
Presidente Olimpia Splendid S.p.A. e Presidente Camera di Commercio di Brescia - Brescia
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Caro Marco,
Mi scuso per il ritardo con cui ti confermo la mia adesione all’iniziativa per sostenere l’autonomia e l’indipendenza della Banca Popolare di Sondrio.
Ritengo che salvaguardare il ruolo delle banche locali sia indispensabile per garantire all’economia del territorio le relazioni, l’attenzione, le competenze, la reattività ed il sostegno di cui le micro e piccole imprese hanno un estremo bisogno.
A presto,
Roberto Saccone
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Giuliano Rizzardi
Avvocato Studio Rizzardi – Brescia, Idro
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Buongiorno dott.ssa Elena, condivido la lucida analisi del prof. Vitale.
Il discorso andrebbe però ampliato a tutte gli operatori economici e professionali.
La tendenza alla creazione di grossi gruppi in tutte i settori dell’economia è incompatibile con la democrazia economica e pone quindi, come logica conseguenza, un rischio mortale per la democrazia politica. Rende inoltre attuale la profezia di Marx sulla “proletarizzazione” delle masse su scala globale.
La forza dell’economia italiana risiede nell’economia civile, che vive di territorio, comunità, relazione vitali e reali e rapporti ancora umani.
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Guido Broich
Medico e dirigente sanitario anche in Valtellina – Pavia
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Chiar.mo Professor Vitale, La ringrazio di avermi voluto fatto parte delle attività messe in atto per contrastare la scellerata legge del 2015 che obbligando la Banca Popolare di Sondrio ad una trasformazione da statuto di cooperativa a società per azioni, rende tale Istituto Bancario, regolarmente in attivo, una appetibile vittima di takeover ostili da parte di realtà non legate al territorio e con la conseguente perdita della sua vocazione e specificità. Condivido in pieno le riflessioni analiticamente e documentatamente esposte. Sottoscrivo pertanto, anche nella qualità di socio della Banca, con convinzione l'adesione alla iniziativa da Lei stimolata. Con i migliori saluti Guido Broich
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Marco Onado
Economista, Membro Osservatorio Indipendente Banca Passadore - Milano
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Caro Marco,
grazie mille. Un altro passo avanti nell'importante battaglia che stai conducendo.
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Roberto Ruozi
Presidente Pfh Palladio Holding Spa, Presidente Emerito Università Bocconi - Milano
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Caro Marco, ti sono grato per quanto mi hai inviato. Sul fondo del problema sono completamente d'accordo e ho condiviso idee simili alle tue anche in miei diversi scritti. Quanto invece al Comitato devo dirti che non ho più voglia di occuparmi di cose come quella. Il mio tempo è passato. Se comunque verrà il momento opportuno sarò ben lieto di mettere a disposizione le mie azioni. Tienimi informato sull' evoluzione dell'iniziativa.
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Sergio Bonomelli
Comunità Montana Valle Camonica, Presidente Del Gruppo Istituzionale Di Coordinamento Del Sito Unesco 94 – Brescia, Val Camonica
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Ho letto ed apprezzato l'interessante, come sempre, e condivisibile lettera introduttiva del Prof. Vitale. Aggiungo solo che anche il sistema bancario della Valle Camonica ha vissuto analogo percorso, con la scomparsa per incorporazione di storiche banche di territorio.
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Fulvio Coltorti
Docente di Storia dell’Economia Università Cattolica - Milano
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Ho dato una prima sommaria letta a queste carte che giudico altamente “patriottiche” per chi crede nella cooperazione e nelle banche di territorio (me compreso).
L’unica osservazione per ora mi nasce dall’ipotesi 3 che in buona sostanza tende a costituire un nocciolo duro. Quel 30% di azioni Banca spa riprodurrebbe le azioni ordinarie (con diritto di “controllo” più che di voto). E le azioni della Cooperativa beneficerebbero di un plus, misurabile in trasparenza. Se congegnata in questo modo l’operazione potrebbe essere vista come un indebito arricchimento di alcuni soci a scapito degli altri (ovvero del flottante). Reggerebbe ad un’azione legale?
Per il resto bella l’idea del Comitato che potrebbe essere vista anche nel contesto di una trasformazione di questo capitalismo (shareholders capitalism) in senso più sociale e inclusivo come da tendenze internazionali che per ora sono solo a parole, verso un stakeholders capitalism.
In tale quadro il Comitato potrebbe essere chiamato a dare luce verde a ogni operazione straordinaria e dovrebbe essere nella Cooperativa che detiene il controllo di fatto.
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Franco Continolo
Blogger, Esperto di Politica Internazionale - Milano
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Il pezzo forte del dossier proposto da Marco Vitale, e che dà solidità teorica ed empirica alla sua battaglia a favore di banche radicate nel territorio in cui operano; che facciano la banca, ovvero credito, e non solo fornitura di servizi finanziari; che conoscano i clienti, potendo così valutarne meglio il merito, è un breve, ma intenso, saggio di Marco Onado. Questi dimostra che la linea seguita in Europa, prima dalle banche centrali nazionali, poi dalla BCE, e che è il prodotto di più fattori ideologici – la famigerata teoria della massimizzazione del valore per gli azionisti (ma prima ancora per i manager), l’idea che la grande dimensione aumenti l’efficienza, e salvaguardi la sicurezza della banca, infine la presunzione che alla vigilanza tradizionale sia preferibile il controllo tramite modelli statistici che per il loro costo spiazzano gli istituti di minori dimensioni – porta fuori strada. Uno degli aspetti del deragliamento è la crescente finanziarizzazione del sistema. L’ignorante è indotto a ritenere che la patria della finanziarizzazione dell’economia siano gli Stati Uniti; in realtà il buco nero è l’Europa, dove i bilanci bancari hanno raggiunto una dimensione pari a tre volte il PIL (negli Stati Uniti non superano il PIL). Finanziarizzazione significa anche concentrazione dei rischi – il contrario di ciò che fanno le compagnie di assicurazione – perché essa riflette la crescita delle relazioni interbancarie, le quali sono motivate spesso dalla necessità di coprire rischi tramite derivati che non hanno altro mercato. La crescita abnorme del sistema bancario europeo è avvenuta con la sua internazionalizzazione, ed è raccontata in un articolo della Banca dei Regolamenti Internazionali. Una prima accelerazione si ha all’inizio degli anni ’60, con la nascita del mercato dell’eurodollaro: la seconda si ha con l’invenzione dei derivati. Se la prima poneva solo problemi di legalità e di evasione fiscale, dunque di riciclaggio, la seconda pone evidenti problemi di stabilità
Leggi di piùFranco Continolo